per Sabrina
da http://www.unicef.it/
Matrimoni precoci, una violazione dei diritti umani
I "matrimoni precoci" sono le unioni (formalizzate o meno) tra minori di 18 anni, una realtà che tocca milioni di giovanissimi nel mondo.
Nei Paesi in via di sviluppo (Cina esclusa) circa 70 milioni di ragazze - una su tre fra coloro che oggi hanno un'età compresa tra 20 e 24 anni - si sono sposate in età minorile.
I tassi più elevati di diffusione dei matrimoni precoci si registrano nell'Asia meridionale (46%) e nell'Africa subsahariana,
non a caso le medesime regioni del globo in cui sono massimamente
diffusi altri fenomeni, come la mortalità materna e infantile, la
malnutrizione, l'analfabetismo ecc.
Sposarsi
in età precoce comporta una serie di conseguenze negative per la salute
e lo sviluppo. Al matrimonio precoce segue quasi inevitabilmente l'abbandono scolastico e una gravidanza altrettanto precoce, e dunque pericolosa sia per la neo-mamma che per il suo bambino.
Le gravidanze precoci provocano ogni anno 70.000 morti
fra le ragazze di età compresa tra 15 e 19 anni, e costituiscono una
quota rilevante della mortalità materna complessiva. A sua volta, un
bambino che nasce da una madre minorenne ha il 60% delle probabilità in più di morire in età neonatale,
rispetto a un bambino che nasce da una donna di età superiore a 19
anni. E anche quando sopravvive, sono molto più alte le possibilità che
debba soffrire di denutrizione e di ritardi cognitivi o fisici.
Le radici di una violazione dei diritti
Le "spose bambine"
sono innanzitutto ragazze alle quali sono negati diritti umani
fondamentali: sono più soggette, rispetto alle spose maggiorenni, a violenze, abusi e sfruttamento.
Inoltre, esse vengono precocemente sottratte all'ambiente protettivo
della famiglia di origine e alla rete di amicizie con i coetanei e con
gli altri membri della comunità, con conseguenze pesanti sulla sfera
affettiva, sociale e culturale.
I matrimoni precoci contravvengono ai principi della Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, che sancisce il diritto, per ogni essere umano sotto i 18 anni, ad esprimere liberamente la propria opinione (art. 12) e il diritto a essere protetti da violenze e sfruttamento (art. 19), e alle disposizioni di altri importanti strumenti del diritto internazionale.
Occorre essere consapevoli che le radici di questo fenomeno risiedono in norme culturali e sociali legate sia a pregiudizi di genere
che a strategie sociali proprie delle economie di sussistenza, in primo
luogo l'esigenza di "liberarsi" prima possibile del peso rappresentato
dalle figlie femmine, ritenute meno produttive per l'economia familiare.
La strategia dell'UNICEF per contrastare i matrimoni precoci
Di conseguenza, l'UNICEF basa le proprie strategie per prevenire i matrimoni precoci sulla sensibilizzazione delle comunità sui diritti delle bambine e delle ragazze, attraverso campagne nazionali e una fitta e paziente attività di dialogo a livello locale,
finalizzata a conquistare il consenso dei genitori e dei leader
religiosi e comunitari. L'UNICEF affianca anche i governi dei Paesi
coinvolti nel fenomeno per migliorare le leggi, le politiche e i servizi sociali.
Promuovere una scuola di qualità per tutti i bambini,
con particolare attenzione alla parità di genere, è la migliore
strategia per proteggere le bambine dai matrimoni precoci, così come dal
lavoro minorile e da altre violazioni dei diritti.
I
risultati finora ottenuti sono promettenti, ma non ancora pienamente
soddisfacenti. La percentuale di ragazze (20-24 anni) che si sono
sposate in età minorile è del 35%, segno di un decremento del fenomeno rispetto alla generazione precedente (nella fascia di età 45-49 anni la quota di quelle sposate in età minorile è del 48%). Ma nei 5 Paesi in cui questa pratica è maggiormente diffusa, la percentuale arriva ancora al 60%.
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